
ll dodici e tredici giugno saremo chiamati ad esprimerci su tre quesiti referendari aventi ad oggetto nucleare, privatizzazione dell’acqua e legittimo impedimento. Quanti sono favorevoli alla privatizzazione dell’acqua, al nucleare ed al legittimo impedimento dovranno esprimersi con un “no” per dire “si” al mantenimento dell’attuale legislazione in materia. Quanti sono contrari dovranno esprimersi con un “si” per dire no alla privatizzazione dell’acqua, legittimo impedimento e nucleare.
Il referendum, per poter essere valido, deve raggiungere il quorum del cinquanta per cento più uno degli aventi diritto al voto.
Prima di entrare nel merito, aggiungo solo due fatti utili per il ragionamento;
il governo ha presentato alla Camera il decreto “Omnibus” con cui intende, non abrogare, ma sospendere il programma sul nucleare e l’Agcom ha dato indirizzo alla Rai di garantire maggiore informazione sui referendum
necessaria per il corretto esercizio del voto.
Ritengo che questi referendum siano importanti sotto tre profili
in primo luogo, per una contraddizione politica fondamentale; quanti hanno fatto della sovranità popolare un cavallo di battaglia imprescindibile rivendicando, addirittura, la “centralità del parlamento”, allorquando temono che il popolo possa esprimersi in maniera non conforme alla loro politica, cercano di aggirare il problema, tentando di non far raggiungere il quorum. Come? Non informando sull’esistenza nè sul contenuto dei quesiti referendari ed inducendo in confusione le persone in merito al referendum sul nucleare, verosimilmente il più sentito visto la catastrofe in Giappone, che si cerca in ogni modo di scongiurare, ma badate bene, non abrogando, ma sospendendo la legge. Quindi, il prossimo anno si attuerebbe il nucleare, ma senza aver ascoltato il popolo. L’ultima trovata del “populismo”, termine apparentemente difficile, ma molto semplice nel contenuto; quando il popolo mi da ragione, lo rispetto, anzi lo adulo, quando mi da torto, mi
comporto in modo autoritario o quanto meno ne aggiro la volontà.
In secondo luogo, per una solo apparente estraneità reciproca dei tre quesiti; sembra, infatti, che non c’entri nulla la privatizzazione dell’acqua con il legittimo impedimento ed ancora questo con il nucleare. A livello contenutistico, è vero, ma al livello ideologico assolutamente no. Tutti e tre i quesiti, infatti, sono ispirati ad una visione elitaria del mondo. Un’acqua che non sia di tutti, ma di chi se la può permettere, una giustizia che non sia uguale per tutti, ma sia “impedita” ad esplicarsi per quanti occupano un posto di rilievo nella gerarchia politico-istituzionale e, perfino, un’energia che non sia quella del vento e del sole ( energie rinnovabili) e grazie agli opportuni impianti si trasformino risorse di tutti in energia per tutti, ma il nucleare che, anche solo con un minimo rischio per la salute in caso di guerre e disastri naturali, richiede comunque un costo giustamente adeguato in ambito di manutenzione ordinaria e speciale al rischio delle
centrali e impedisce di destinare quei fondi alla costruzione di impianti fotovoltaici in un paese come l’Italia, ricco di sole e vento.
in terzo luogo, per un significato politico evidente; non sappiamo i risultati dei ballottaggi, ma è evidente che se la maggioranza perdesse a Milano e Napoli ed in più dovesse passare il referendum sul legittimo impedimento ( quello che
consente al premier di addurre un impedimento di carattere istituzionale per non presentarsi al processo, tipo ho una riunione con il consiglio dei ministri, quindi non posso essere presente in aula) sarebbe davvero, anche per
il più prudente dei commentatori, un colpo quasi mortale alla maggioranza.
In conclusione, dunque, al di là delle convinzioni sul merito dei tre quesiti, ritengo che sia universalmente giusto confrontarsi per l’appunto sul merito, dunque evitando di disinformare o invitando le persone a non andare alle urne,
altrimenti si rischia davvero di fare come quelli che hanno paura di perdere una partita di calcetto ed, anzichè allenarsi per provare a vincerla, non si presentano al campo o bucano il pallone. Chi ne sa di calcio dovrebbe saperlo,
comportamento antisportivo, ma soprattutto, mentalità perdente.