
il 2 marzo 2014 è morto a Drizzona, in provincia di Cremona, Mario Lodi, maestro elementare, pedagogista e scrittore. Aveva 92 anni. Fin dal dopoguerra ha unito cultura e impegno civile, insegnamento e osservazione cercando di eliminare dalla scuola ogni atteggiamento autoritario e di mettere invece al centro il bambino. Nel 1989, con i soldi del Premio internazionale Lego, fonda l’associazione Casa delle arti e del gioco, un laboratorio di studi e ricerche sulla cultura del bambino che promuove “la formazione degli insegnanti e dei cittadini fondata sui valori della costituzione italiana”.
Ecco la scuola di Mario Lodi:
Gli alunni sono sovente distratti, non si interessano alle lezioni che preparo scrupolosamente, “dimenticano” di fare firmare ai genitori le osservazioni sul comportamento, “dimenticano” persino di acquistare i quaderni. In compenso tengono in classe una disciplina passiva che mi sgomenta: fermi come statue, coi cervelli inerti, spesso non restituiscono nemmeno il sorriso. Forse hanno paura di me, perché quando voglio conversare con loro nei momenti di ricreazione, esaurite le notiziole superficiali, si chiudono in un gelido silenzio che non riesco a rompere. Indubbiamente per questi ragazzi la scuola è sacrificio; il loro comportamento passivo lo dimostra. Ma qual è la causa? È facile attribuirla alla scarsa volontà e al carattere dei ragazzi; e se fosse altrove, ad esemPIO nell’organizzazione della scuola stessa? Tanto nella società come nella scuola credo non ci possano essere che due modi di vivere: o la sottomissione a un capo non eletto, oppure un sistema in cui la libertà di ognuno sia rispettata, condizionata solo dalle necessità di tutti. Il paternalismo, nella società degli adulti come nella scuola, non è che una forma insidiosa dell’autoritarismo che concede una finta libertà. Se la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare, formando cioè il cittadino capace di inserirsi nella società col diritto di esporre le proprie idee e col dovere di ascoltare le opinioni degli altri, questa scuola fondata sull’autorità del maestro e la sottomissione dello scolaro non assolve al suo compito perché è staccata dalla vita”.
11 ottobre 1951, da C’è speranza se questo accade al Vho
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Siamo già a metà del II trimestre e ogni classe della scuola media PIO XI si è attivata in piccoli o grandi progetti per "aprire le porte" e conoscere amici stranieri grazie alla conoscenza della lingua inglese e l'uso di computer, tablet e LIM.
I e II A comunicano regolarmente con ragazzi francesi della stessa età.
In particolare la II A, attraverso un fitto scambio di informazioni, ha ultimamente partecipato al gioco "guess Who I am!" in cui entrambe le classi dovevano scoprire, grazie alle descrizioni fisiche fornite, chi fosse il proprio pen-pal. Solo pochi ci sono riusciti, ma tutti si sono divertiti e hanno partecipato attivamente: bravi ragazzi!
La temeraria I B ha portato a termine un primo scambio di e-mail con ragazzi degli Stati Uniti più grandi di loro : gestire lo slang non è stato facile, ma nemmeno impossibile.
La II B ha finalmente ricevuto le tanto attese lettere dagli amici Irlandesi. Dopo aver letto e accolto piccoli regali, abbiamo parlato della bellissime tradizioni musicali, sportive e culturali dei nostri compagni di avventura: abbiamo paragonato il calcio Gaelico al nostro, abbiamo capito l'importanza dei loro strumenti musicali tradizionali e riconosciuto i loro simboli.
Le III medie stanno invece affrontando l'avventura europea dell'ormai famoso "etwinning", e lo stanno facendo con impegno, creatività e curiosità.